Venerdì, 19 Ottobre 2012 - 02:00 Comunicato 3231

Il presidente Lorenzo Dellai oggi alla tavola rotonda promossa dalla Comunità montana Valli dell'Ossola a Domodossola
"OCCORRE ELABORARE UNA MACROSTRATEGIA PER ARRIVARE ALLA MACROREGIONE ALPINA"

DOMODOSSOLA - "La macroregione alpina è un tema di grande interesse, ma prima dobbiamo pensare ad una macrostrategia". Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, aprendo la tavola rotonda promossa dalla Comunità montana Valli dell'Ossola sul tema della "Macroregione delle Alpi: ripartire dal territorio per una strategia alpina europea". Dopo avere ricordato che l'attualità del tema è intimamente legato alle difficoltà che l'ideale dell'Europa unita continua ad incontrare, Dellai ha insistito sull'opportunità di "ripartire dai contenuti della Convenzione delle Alpi", per puntare – una volta definita la macrostrategia – a costruire una rete solida, strutturata e permanente dentro la quale tutte le realtà istituzionali, economiche e sociali dei territori interessati possano muoversi valorizzando il dato della comune appartenenza a quest'area. "Purché – ha aggiunto il presidente trentino – si vigili sul rischio che questa operazioni non si trasformi in un pretesto per rafforzare le ambizioni che appartengono unicamente alle grandi aree metropolitane che stanno a Nord e a Sud delle Alpi".-

Sgombrando il campo dall'equivoco che questi ragionamenti siano dettati da idee votate al micronazionalismo, Dellai ha ricordato come il tema della "macroregione alpina" sia tornato a diventare "centrale", ma ha ricordato anche la necessità di elaborare una "macrostrategia" per riempirlo di contenuti. La proposta dunque è quella di ripartire dai contenuti della Convenzione delle Alpi ("forse l'opportunità più importante elaborata per le Alpi negli ultimi anni, che però non è stata colta appieno") per costruire poi attorno a questi contenuti una rete solida, strutturata e permanente che attivi processi di co-decisione fra tutti i poteri pubblici e tutte le realtà economiche, sociali e culturali dei territori interessati, dentro la quale questi ultimi possano muoversi valorizzando il dato della comune appartenenza a quest'area. "Certo – ha aggiunto Dellai – ci sono molte problematiche alle quali va aggiunto il rischio che le Alpi, che devono sapere coltivare rapporti con le grandi pianure a Nord e Sud, non siano prese a pretesto per rafforzare obiettivi e ambizioni a favore delle aree metropolitane".
Il core business dunque è e deve rimanere la montagna, il luogo cioè in cui sono racchiuse tante risorse, naturali ed economiche, ma anche giacimenti ideali e culturali e di esperienze secolari di autogoverno. I problemi ovviamente non mancano e Dellai ha citato tra questi lo spaesamento, i rischi di omologazioni di vario genere. "Ma il tema vero – ha precisato – è se questa "operazione macroregione" porta maggiori opzioni di autogoverno oppure no? La discriminante è questa: capire se i territori delle "Terre alte" potranno vedersi riconosciuti dall'Europa, dagli Stati e dalle Regioni poteri di vero autogoverno in ordine alla gestione delle proprie risorse, come l'acqua o le biomasse, o poteri di autentica interlocuzione – anche sul piano delle infrastrutture – con i livelli sovraordinati per poter difendere il nostro diritto a non essere considerati come semplici barriere da attraversare il più velocemente possibile. Questi territori devono avere la possibilità di presidiare le proprie lingue minoritarie, devono poter gestire il proprio modello di sviluppo economico che non è quello delle grandi pianure e che richiede una cura particolare, normative particolari (è evidente che il modello di zootecnia delle Alpi non è compatibile con modelli pensati per le grandi pianure).
"Dobbiamo riprendere seriamente in mano la Repubblica delle autonomie - ha aggiunto Dellai - in modo tale che tutte le regioni del Nord a ordinamento non speciale possano dire che non è possibile che nel nostro Paese si applichi una riforma istituzionale che non tiene conto delle differenze. La riforma del Titolo quinto è fallita perché è sembrata dire "differenziamoci" ma con l'obbligo di "essere tutti uguali". Bisogna dunque lavorare ad una grande alleanza e riprendere in mano il tema dell'autonomia responsabile, dobbiamo saper rileggittimare il tema delle autonomie locali rispetto a quanto di brutto e negativo è successo. Queste sono le premesse fondamentali per riprendere in mano il processo ed è molto importante quello che possiamo fare insieme con la rete delle istituzioni. Questa è la nuova fase del regionalismo che dobbiamo far emergere da questa crisi, anche di legittimazione, e dobbiamo farlo su ambiti che non sono più quelli locali ma dell'intero arco alpino".
"Sono certamente convinto - ha concluso il presidente della Provincia autonoma di Trento - che la nuova macroregione non può essere una istituzione, ma che ugualmente vadano usati tutti gli strumenti giuridici a nostra disposizione. Il Trentino, con Alto Adige e Tirolo, sta percorrendo una piccola importante esperienza con l'Euroregione. Ecco, io sono convinto che vanno sfruttate tutte le possibilità che ci sono, per poi lavorare a questa idea di uno spazio alpino nel quale le regioni sviluppino una fortissima collaborazione, dando vita anche a degli strumenti tecnici, perché oggi ormai la governance del territorio può essere fatta con strumenti che non necessariamente sono legati al solo ambito politico. Penso ad esempio ad una rete strutturata delle nostre università, dei nostri centri di ricerca, dei musei. Una rete capace di assumere posizioni comuni su grandi questioni che riguardano il nostro Paese". (gp) -