
“Il mercato immobiliare negli ultimi anni si sta riprendendo dal crollo del biennio 2007/2008: a parte il prevedibile arresto della pandemia, oggi il mercato è in ripresa – ha detto Roseano – ma sono cambiati notevolmente i requisiti delle abitazioni ricercate e la predominanza delle grandi città si sta spostando a favore dei comuni non capoluogo. Il grande tema però è il cambiamento demografico, perché la disponibilità economica delle nuove generazioni è spesso insufficiente a far fronte all’acquisto di un immobile; e, al di là di questo, stanno cambiando proprio le richieste da parte dei giovani, che spesso preferiscono affitti, cohousing e altre nuove forme di abitazione”.
“C’è anche un aspetto di tipo ambientale, che influisce sul mercato immobiliare non soltanto dal punto di vista del risparmio energetico, ma anche della sostenibilità e della consapevolezza dell’impatto del “costruire” sull’ambiente. Ci avviamo verso un’edilizia sempre più attenta a queste tematiche e sempre più condizionata, per quanto riguarda il valore degli immobili, da queste variabili”.
“Viviamo un’epoca piuttosto anomala – spiega Poli – perché è evidente che i giovani stanno diventando una merce sempre più rara, soprattutto in Italia. Le stime dei vari istituti di ricerca ci dicono che se Francia, Germania e Spagna entro la fine del secolo manterranno più o meno i livelli di popolazione attuale, in Italia ci saranno 20 milioni di individui in meno, con l’attuale trend demografico. Dall’altra parte abbiamo una popolazione sempre più vecchia e con quote sempre maggiori di individui non autosufficienti. Per questo occorre ripensare come progettiamo le nostre case e le nostre città, anche in funzione dei cambiamenti che ci saranno a livello sociale. Altrimenti il costo per riconvertire le strutture sarà altissimo; diversamente, avere un approccio orientato la futuro significa considerare le possibili evoluzioni e mettere in pratica azioni progettuali che sappiano adattarsi agli scenari”.