Venerdì, 11 Ottobre 2019 - 12:38 Comunicato 2465

Mazzanti, la pallavolo e le suggestioni che arrivano dagli altri sport

Ha riportato l’Italvolley femminile sul podio continentale dopo dieci anni e ora guarda dritto a Tokyo 2020. E il freschissimo bronzo agli europei “ha certamente il sapore di un buon inizio”. Il coach Davide Mazzanti è carico, sia in campo che fuori, e questa mattina al Festival dello Sport si è raccontato ai fan e curiosi, per poi entrare nel suo habitat naturale, il campo da gioco, dove ha palleggiato e chiacchierato con un gruppo di giovani pallavoliste, dispensando preziosi consigli nel camp volley allestito in piazza Dante.

“Il tempo che ci separa dalle Olimpiadi di Tokio – ha raccontato – è un sogno da vivere giorno dopo giorno per arrivare in Giappone nelle migliori condizioni, e permettere alle giocatrici di esprirersi al neglio”. I mesi che dividono l'italvolley rosa dall'appuntamento a cinque cerchi sono molti, ma c'è sempre tantissimo da studiare. “In questo senso – ha spiegato il coach Mazzanti – il ct della nazionale ha un indubbio vantaggio rispetto agli allenatori dei team”. E le suggestioni possono arrivare anche dagli altri sport, sia dal punto di vista tecnico sia da quello didattico: “dalla scherma ad esempio, si possono mutuare le tecniche di spostamento, così come dal tennis si può imparare molto dalla risposta al servizio”.
Questi mesi saranno quindi dedicati allo studio ma anche alla ricerca di nuovi talenti, anche se “alla nostra nazionale non manca nulla per vincere rispetto alle altre”. Meglio comunque tenere sempre gli occhi aperti. E proprio in quest'ottica nasce il progetto “Metti in gioco il tuo talento” promosso dalla Federazione attraverso cui il settore squadre nazionali pone le basi per il reclutamento di giovani pallavoliste che possano rientrare nei progetti federali, così come accade per i processi selettivi nel settore maschile.
Apertura agli altri sport e anche alle tecnologie, alleato prezioso per un allenatore. Ma occhio ai social, bollati da Mazzanti come 'antisportivi': “personalmente soffro molto i giudizi e i commenti da bar, di cui i social ormai abbondano. E poi – ha concluso – un atleta nella massima prestazione deve essere concentrato su se stesso. Mentre i social sono 'decentramento' e spostano l'attenzione al di fuori”.



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