
Fra i protagonisti del primo intervento anche Luigi Abete, presidente LUISS Business School: “Il processo di digitalizzazione in atto – secondo Abete – richiede un continuo processo di aggiornamento delle proprie competenze. Ma se in passato la formazione permanente era compito delle aziende oggi, sempre più spesso, è il lavoratore che cura direttamente la sua formazione per trovare nuovi sbocchi lavorativi e far crescere il proprio reddito in un mercato del lavoro sempre più fluido”.
Michelangelo Ceresani, HR and Organization director, Capgemini Italia, ha portato l’esperienza del suo gruppo: “Noi guardiamo al mondo dei giovani sia laureati che diplomati puntando a creare dei percorsi formativi per chi lavorerà con noi che siano dei ponti fra il mondo della scuola e quello professionale. Più in generale abbiamo organizzato una grande macchina formativa per tenere il passo con i tempi segnati dalle mutevoli competenze digitali”.
Nella sua analisi Marco Magnani, della LUISS Guido Carli, Istituto Affari Internazionali, ha subito evidenziato come: “Stiamo vivendo in maniera sempre più impetuosa una vera e propria rivoluzione digitale: bisogna cavalcarne l’onda per non esserne inevitabilmente travolti”. Per Magnani: “In questo contesto si aprono una serie di opportunità senza precedenti ma nello stesso tempo fra i lavoratori crescono incertezza, paura e ansia. Se è vero che anche in passato si sono vissuti momenti simili, come nel caso della rivoluzione industriale, in nessun caso essi sono stati così rapidi e continui come oggi. Le continue innovazioni tecnologiche creano incertezza nel mondo del lavoro e questo processo mette anche sotto pressione la classe media con molte professioni insidiate ad esempio dall’intelligenza artificiale. E’ inevitabile che ci saranno più precarietà e meno lavoro e quindi è necessario che il mondo della politica sappia affrontare al più presto questo problema per evitare che anche nel nostro Paese crescano le tensioni sociali”.
All’incontro hanno partecipato anche Marco Bentivogli, coordinatore nazionale Base Italia; Mirella Paglierani, presidente Cooperativa Gemos e Salvatore Poloni, presidente CASL, ABI che ha evidenziato come l’ABI, anche prima della pandemia, abbia saputo creare un sistema di smart working con una norma inserita nel contratto nazionale di riferimento dei bancari. Proprio l’importanza dei contratti collettivi nazionali è stata evidenziata da Cinzia Maiolini responsabile Ufficio Lavoro 4.0 della Cgil che ha sottolineato come: “La tecnologia fa diminuire sempre più i tempi del lavoro e fa crescere la redditività delle azienda. Bisogna capire come questa redditività viene poi ridistribuita”.