Sabato, 31 Maggio 2014 - 02:00 Comunicato 1300

LA CITTADINANZA DIGITALE E' UN ARCOBALENO DI DIRITTI

Stiamo vivendo in un'epoca digitale con strumenti tecnologicamente molto avanzati segnata da una profonda dicotomia: i giovani se ne sono appropriati, mentre una platea enorme di popolazione, composta da adulti e anziani, la sta soltanto subendo. Si ravvisa un cambio epocale nel nostro Paese e la rete è vissuta come luogo d'incontro, di confronto, di scambio di idee. Quale strada deve intraprendere la classe dirigente, la Pubblica amministrazione, la scuola in questo contesto? Può mettersi in gioco senza la rete? Sicuramente no e un passo avanti in questo senso è doveroso farlo per creare "sense of community" e rendere i cittadini parte attiva del cambiamento sociale. Il mondo globale è fatto di spazi fisici, di spazi di rete online/offline, di social network, di siti web in cui vi è un costante intreccio ineludibile fra la dimensione reale e virtuale. La rete può essere foriera di nuovi spazi di opportunità, ma anche di potenziali rischi, di cui il soggetto deve essere a conoscenza ed assumersi la responsabilità di farsene carico.-

E qui entra in gioco il ruolo di Action Aid International Italia Onlus, oggi rappresentato da Marco de Ponte, che ha trasformato in uno dei suoi capisaldi la formazione/educazione al web e la lotta per l'affermazione e promozione dei nuovi concetti di smart city e di open government in grado di garantire forme di "open data" contro le diseguaglianze sociali e a sostegno della co-partecipazione attiva della cittadinanza, anche tramite il web, al governo di un territorio. "La logica operativa che si deve innestare nella società odierna – ha detto de Ponte – deve avere alcuni cardini su cui poggiare per un reale coinvolgimento civile: le informazioni sul web devono essere accessibili, comprensibili e con formati adatti e interattivi. Action Aid sta perseguendo questo indirizzo per far sì che il cittadino si senta in gioco, parte attiva del circuito sociale: ad esempio, un intervento di grande rilievo è stato compiuto in occasione dei terremoti in Abruzzo prima e in Emilia dopo. In quest'ultima regione abbiamo avviato l'esperienza "Open ricostruzione", una piattaforma dove cittadini, istituzioni e aziende potevano mettere in comune e confrontarsi su tutte le azioni possibili per intervenire in soccorso al territorio violato dallo scisma. Poter condividere lo stato di avanzamento lavori, registrare i danni grazie alle segnalazioni dei privati, pubblicare foto inviate dagli smartphone dei residenti, ha lenito in parte il dolore agghiacciante provocato dal sisma e ha contribuito a far nascere nei cittadini emiliani un forte e indelebile "sense of community" che è progredito, in una seconda fase, con laboratori e workshop (sia online che dal vivo) per approfondire la normativa di settore per la richiesta di finanziamenti, di accesso a particolari contributi o azioni di solidarietà. Questo è solo un esempio – ha concluso de Ponte – per indicare quanto la rete nel ventunesimo secolo possa permettere la formulazione di soluzioni ai problemi in modo collaborativo e pro-attivo fra istituzioni e privati cittadini. Ma per farlo, occorre "popolare se stessi" sia in rete che negli spazi fisici sociali, non dimentichiamolo mai". -