“Time is out of joint”. L’Amleto di Shakespeare e la sua illusione che tutto si possa risolvere, è l’incipit da cui si è partiti per parlare del nostro tempo e dei cambiamenti che lo stanno caratterizzando. Il tempo che vediamo e viviamo oggi è in qualche modo simile al tempo che è stato visto e vissuto alla metà del passato millennio, un ‘500 caratterizzato da quattro fatti rivoluzionari: la scoperta dell’America che ha modificato l’asse geopolitico; l’invenzione della stampa che ha portato il sapere ad uscire dai monasteri e ad aprirsi al mondo, con il successivo “cogito ergo sum” base della scienza moderna; l’arrivo in Europa della minaccia da est e un’enorme massa di oro e di argento immessa su economie arcaiche rurali che causò le prime crisi finanziarie globali.
Attualizzando, la "scoperta" politica dell’Asia modifica le strutture geopolitiche del mondo, non più “cogito ergo sum” ma sulla rete “digito ergo sum”, un equivalente rivoluzionario nella dimensione del sapere, la guerra che viene dall’est ed il rischio di una crisi finanziaria globale, una massa di denaro creata senza un rapporto con la realtà sottostante, quindi in una dimensione non facilmente controllabile.
Sull’attuale crisi della democrazia in Occidente, il parlamentare richiama una mancata riflessione sulle sue cause. Fino a pochi anni fa, non solo in Italia, chi si candidava, si presentava come capace di risolvere i problemi, perché essi avevano origine nei confini nazionali. Oggi non è più così, una quota delle grandi questioni viene dal futuro e soprattutto dall’esterno, come le emigrazioni, le grandi crisi finanziarie, l’intelligenza artificiale. La credibilità della politica viene a mancare e porta inevitabilmente al non voto.
In questo contesto, risalta l’importanza di andare a votare oggi per un’Europa che presenta un sentiment e un volere comune. Di riscontro, gli attuali sondaggi dicono che due terzi degli europei vogliono sicurezza e difesa comuni. Questo è fondamentale perché è da qui che nasce la politica. Oggi noi votiamo per un’Europa che dopo varie fasi, non proprio straordinarie, sta andando nella direzione giusta.
In verità, la situazione attuale vede due Europa: quella occidentale e quella orientale, molto diverse tra loro. Mentre l’occidentale è un’Europa democraticamente perfetta, con un alto tasso di modernità, quella orientale è ancora basata sulla tradizione e non si è ancora sviluppata compiutamente. L’Europa, fino ad ora, ha fatto, convinta o costretta, una politica convenzionale di allargamento verso est; ma la novità è che anche Putin vuole fare un allargamento, ma verso ovest, ed è esattamente dove vediamo la faglia del confine dell’Europa.
L’unica strada possibile è quella dell’unità, una strada difficile, in salita, con ritardi, discontinuità ed incertezze, che porta alla definizione di una maggioranza di scelte che non può essere l’unanimità. È finita l’illusione di una visione di continuità dall’Atlantico agli Urali. L’Europa deve unirsi di nuovo, ma nei suoi confini. Non ci sono alternative, diversamente la forza, il potere e il successo verranno da fuori. Anche rispetto alle guerre in atto, il relatore crede che la realtà ci porterà verso l’unità, non dogmatica, non assoluta, che non può essere la stessa pensata negli ultimi decenni. Abbiamo una capacità di attrazione, di successo e di prospettiva che altri non hanno. Avendo la democrazia abbiamo la libertà che è la base per lo sviluppo, anche scientifico. La base del progresso e del futuro è la libertà.