L'ex presidente Prodi sposa la parola "futuro" alla "dimensione". Nel senso che le imprese italiane sono troppo piccole per competere. L'Italia è rimasta senza grandi imprese. Ne ha molte di medie dimensioni, che spesso guidano distretti importanti di specializzazione economica. Vanno aiutate a crescere. Ma mentre la Francia ha grandi industrie che partecipano all'oligopolio mondiale, l'Italia à rimasta a secco. Compensa con le reti distrettuali, ancora forti nel Belpaese.
Sollecitato dalle domande e dagli spunti di pensiero di Innocenzo Cipolletta, Prodi è intervenuto anche sul tema della ricerca e dell'innovazione: "Serve un lavoro comune tra pubblico e privato" ha detto. Mentre sul tema del regionalismo, l'ex premier ha le idee chiare: la scala provinciale per la salute è troppo piccola. Anche se innerva l'identità italiana. Ma la dimensione regionale, altrimenti ideale, con il Covid si è rivelata sotto scala. E sono ridicole le regioni italiane che si promuovono da sole all'estero sul fronte turistico. Siamo i numeri uno per moda e cibo. Ma oggi la meccanica conta di più. Asiatici imprendibili sui grandi macchinari, tedeschi avanti su quelli di medie dimensioni, noi dobbiamo puntare sull'iperspecializzazione. Ma serve un'adeguata formazione scolastica.
Una vera scuola tecnica di livello universitario, come in Germania. La tv italiana faccia una serie Tv che renda appetibile questo tipo di studi! Abbiamo bisogno dei periti industriali del terzo millennio. Così l'Italia cambierebbe davvero. La ripresa è possibile, ha sostenuto Prodi nel suo intervento al Festival: dobbiamo sbloccare risorse dormienti. Gli italiani hanno 1800 miliardi in banca, aumentati di 160 nell'anno di Covid. Il costo del lavoro non è eccessivo (in Germania è del 40% maggiore), ma si può spostare la tassazione. Aumentare il potere d'acquisto e migliorare le esportazioni altre due priorità. Sugli scenari internazionali, infine, più Europa: occorrono un ministro europeo dell'economia che decida in fretta e una difesa comune, che non permetta che in Libia comandino Russia e Turchia. Quest'ultima, un Paese con Pil inferiore alla Spagna. Ma l'Europa divisa e troppo orgogliosa perde. L'America di Biden è tornata a corteggiare l'Europa dopo l'era Trump, il presidente più antieuropeista della storia Usa. Ma la sfida Usa-Cina resta dura, come quella tra Atene e Sparta. Biden, infine, è un riformista totale, più di Obama.