Deandreis ha aperto il dibattito concentrandosi sugli obiettivi dell’Europa: “Non basta l’incremento dell’energia rinnovabile all’interno dei suoi confini. Il ruolo del sud Italia sarà fondamentale: lì viene prodotto il 40% dell’energia solare sul totale del nostro Paese e il 96% dell’eolico. Serve decarbonizzare settori energivori, come quello chimico”.
Spunto quest’ultimo sul quale ha risposto Vitaloni: “Gran parte dell’industria chimica ha già superato gli obiettivi di sostenibilità per il 2030. Incoraggiante il dato sul personale nel settore Ricerca e sviluppo, cresciuto del 70% nelle aziende negli ultimi 10 anni”.
Poi il monito di Prodi: “Se pensiamo al fotovoltaico, dipendiamo dall’80% dalla Cina, dove si producono anche i due terzi delle auto elettriche. Qualcuno vorrebbe staccarsi da questa filiera? Attenzione, comporterebbe costi importanti”.
Dati interessanti sono stati forniti da Lanza: “Dal 1980 al 2022 i danni ambientali in Europa hanno prodotto costi per 650 miliardi, oltre il 3% del Pil dell’UE. Serve dunque intervenire per il bene di tutti, soprattutto le nuove generazioni, ma lo stiamo facendo troppo lentamente”.
Allo stesso modo, De Felice ha posto l’attenzione sulle competenze green: “Entro il 2028 serviranno almeno due milioni di addetti “medi”, mentre un milione e mezzo di esperti e specialisti con queste abilità”. Per Terzulli invece “Sono fondamentali gli scambi internazionali di tecnologie in grado di mitigare i rischi climatici: nel 2021 questo mercato ha prodotto 1.127 miliardi di dollari”. Ha chiuso il dibattito Venier, con un appello: “Dobbiamo parlare di sicurezza energetica. Questo significa avere più infrastrutture per diversificare le fonti e garantire flessibilità, così da avere una soluzione rapida qualora venisse a mancare una fornitura”.