Mercoledì, 05 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2645

Questo pomeriggio al teatro Sociale di Trento la consegna del "Premio De Gasperi costruttori d'Europa"
GONZALEZ: RILANCIAMO L'ECONOMIA SOCIALE DI MERCATO

"Io credo nell'economia di mercato, ma credo anche che i cittadini non sono merci. Sono anche un sostenitore dell'austerità, ma non ad un'austerità che porta alla morte del malato, perché rappresenta un assurdo. Chi non cresce economicamente non può pagare i suoi debiti. L'Europa quindi deve avviare un nuovo ciclo di crescita e di modernizzazione. Non deve rassegnarsi alla marginalizzazione in un mondo globalizzato, schiacciata fra l'economia Usa e quelle asiatiche." Questa in sintesi l'applaudita chiusura dell'intervento di Felipe Gonzalez, il premier spagnolo, leader del Psoe, che a suo tempo traghettò il suo paese dalla dittatura alla democrazia e quindi all'integrazione nell'Europa comunitaria, nell'ambito della cerimonia per la consegna del premio Degasperi intitolato ai "costruttori dell'Europa", che coincide quest'anno con la Giornata dell'Autonomia.
La cerimonia ha avuto luogo al teatro Sociale di Trento, alla presenza del presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti, del presidente del Consiglio delle Autonomie Marino Simoni, del capitano del Land Tirol Guenther Platter e del presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai. Aperta dal coro della Sosat, è culminata con la laudatio del presidente Gonzalez da parte del professor Paolo Pombeni, direttore dell'Isig, e quindi con la consegna del premio allo statista spagnolo da parte del presidente Dellai. Assieme a Gonzalez sono stati premiati anche quattro trentini, che incarnano alcuni dei pilastri su cui poggia l'Autonomia provinciale: Nicole Zeni, educatrice di Anfass, Enzo Mattei, operaio alla Pama di Rovereto, e due imprenditori del settore agricolo, Erika Pedrini e Mirko Endrizzi.-

Una giornata speciale, quella di oggi, ha ricordato Dorigatti, nell'aprire gli interventi delle autorità dopo l'introduzione del moderatore, il capo ufficio stampa della Provincia, Giampaolo Pedrotti, per gli attacchi "inaccettabili" a cui sembra essere sottoposta oggi l'Autonomia, e per le paure generate dalla crisi, che spingono verso la chiusura, ma che generano specularmente anche una nuova domanda di "politica". Una domanda a cui anche i diversi livelli istituzionali nei quali si articola l'Autonomia del Trentino sono chiamati a dare risposta, come richiamato da Simoni, che, dopo avere sottolineato il ruolo dei Comuni, "primo presidio del territorio", ha allargato lo sguardo anche al volontariato, alle associazioni, al contributo dei singoli cittadini.
Platter, nel portare il saluto del Tirolo, ha evocato il legame molto stretto fra i tre territori dell'attuale Euregio, che nel Medio Evo erano parte della contea del Tirolo. "La collaborazione fra Trentino, Alto Adige e Tirolo è oggi ai livelli più alti, se consideriamo gli ultimi 100 anni - ha detto - e questo anche grazie al comune contesto europeo".
"Se è vero che il nostro peggiore nemico è la banalizzazione della nostra Autonomia - ha detto a sua volta Dellai - la giornata di oggi ha dato un buon contributo a combatterlo. Il senso della Giornata dell'Autonomia è quello di ricordare il perché della nostra specialità autonomistica, guardando da un lato ai nostri padri fondatori, giacché l'Autonomia non ci è stata regalata da nessuno, e dall'altro alle nostre responsabilità e ai nostri doveri. Doveri che sono molti, perché quello autonomistico è un impegno esigente, a cui tutti sono chiamati a far fronte. Perché solo così non saremo solo una provincia autonoma, ma una Comunità autonoma. Stamattina a Merano abbiamo ricevuto un contributo straordinario per il recupero del senso profondo dell'Autonomia, attraverso gli interventi dei presidenti Napolitano e Fischer. In essi, l'importanza anche europea della nostra Autonomia, ed insieme il richiamo alle responsabilità costituzionali di tutte le parti coinvolte. Abbiamo inoltre percepito, stamani, uno Stato che non è nemico, ma partner, in questo cammino. E ora, la presenza del presidente Gonzalez, per ricevere il premio De Gasperi, aggiunge ulteriore senso a questa riflessione, che facciamo richiamandoci al grande insegnamento di De Gasperi, per dire che noi vogliamo un'Europa plurale, a cui tutti i paesi possano apportare il loro contributo. Dal canto nostro non vogliamo chiuderci nella difesa di un immaginario 'fortino'. Non vogliamo fare come tanti Asterix, che alla fin fine vincevano solo nei fumetti. Noi vogliamo rispondere al centralismo con una proposta all'insegna dell'apertura, della responsabilità, della collaborazione."
E' seguita quindi la premiazione, da parte delle massime autorità provinciali, di quattro trentini che incarnano quattro diversi percorsi di vita e di lavoro e quindi anche quattro diversi modi di contribuire in maniera concreta alla crescita dell'Autonomia.
Nicole Zeni, classe 1989, è stata premiata "per il suo significativo impegno in campo educativo e sociale, capace di unire il costante riferimento alle radici del territorio in cui opera, dove ha fatto ritorno dopo anni passati all'estero, con la famiglia emigrata."
Enzo Mattei, nato nel 1974, laureato in filosofia a Verona, è stato premiato "per il suo impegno quotidiano, che ben rappresenta gli oltre 37 mila addetti del settore manifatturiero, in particolare le lavoratrici e i lavoratori dell'industria, contribuendo allo sviluppo e al benessere del territorio."
Erika Pedrini, classe 1984, imprenditrice nel settore vitivinicolo della Valle dei Laghi, ha ricevuto il riconoscimento della Provincia autonoma "per il suo significativo impegno in campo imprenditoriale, capace di unire il costante riferimento alle radici del territorio in cui opera ad una visione di futuro, costruito sul confronto e sull'apertura."
Mirko Endrizzi, nato nel 1978, imprenditore in campo agricolo con una spiccata predisposizione per l'innovazione, è stato premiato infine per il suo esprimere "alcuni dei valori più profondi della nostra popolazione: attaccamento alle tradizioni, passione per il lavoro e amore per la propria terra."
Ha quindi preso la parola Pombeni, che ha ricordato come la Spagna sia sempre stata nel cuore della costruzione della casa comune europea, fin dalla tragica stagione della guerra civile, raccontata da grandi scrittori come Hemingway e Bernanos. La realizzazione dell'Unione europea favorì la transizione pacifica della Spagna da un regime dittatoriale ad una democrazia matura. "Ma senza una classe dirigente spagnola nuova, di cui Gonzalez è stato uno dei principali esponenti - ha detto Pombeni - questa transizione non sarebbe stata possibile. Gonzalez è stato protagonista al tempo stesso della modernizzazione del socialismo spagnolo e della Spagna nel suo complesso, nel contesto di un'Europa in tumultuosa evoluzione."
Quindi, dopo la consegna del premio da parte del presidente Dellai, la lectio magistralis dello stesso Gonzalez, che ha sviluppato una interessante riflessione incentrata su globalizzazione, sovranità nazionale e entità sovranazionali. "In questo contesto - ha detto Gonzalez, richiamandosi all'intervento di Dellai - dobbiamo inoltre chiederci inoltre come evitare il rischio di banalizzazione nel quale possono incorrere le stesse autonomie regionali."
Gonzalez inizialmente è tornato ad uno dei momenti fondanti della costruzione dell'Europa unita, la creazione della Ceca, la Comunità europea del carbone e dell'acciaio. Una decisione solo apparentemente tecnica, in realtà anche politica, perché all'epoca chi controllava la costruzione dell'acciaio controllava di fatto la grande industria, compresa quella di matrice militare. "Oggi per molti cittadini l'Europa non ha senso. Si avverte un grande distacco da parte dei cittadini. Non lo si può trascurare. Questo distacco aumenta, e non solo per ragioni economiche. Cresce perché non si percepisce più l'impulso etico che sta alla base dell'Europa, basato sulla visione di un'economia sociale di mercato. L'ex-presidente del Brasile Lula Da Silva me lo ha detto recentemente: questo modello rappresenta un patrimonio dell'umanità, non dovete abbandonato. Tuttavia oggi questo modello è in crisi perché non è più competitivo nel contesto del mercato globale. Noi ci eravamo impegnati per un'Unione non solo monetaria, ma economica e monetaria. La risposta ai problemi posti dall'Unione monetaria, contenuta anche in un rapporto che avevamo elaborato su incarico delle autorità europee, vecchio ormai di due anni, è questa. Avevamo sottolineato la necessità di un'Europa economica e fiscale prima che monetaria. Quando è iniziata la crisi la Spagna aveva anche i conti pubblici migliori dell'Europa. Dov'era la nostra debolezza? Nei conti privati. Il settore pubblico aveva cifre molto migliori anche di Germania e Francia. Erano le famiglie e le imprese ad essere indebitate. C'era quindi da un lato un indebitamento eccessivo, dovuto ad un livello troppo elevato dei consumi, e dall'altro una perdita di competitività della nostra economia. Ma queste erano circostanze che l'Europa non aveva previsto. Sono quindi d'accordo con la Merkel quando dice che ci vorrebbe più Europa. Ma bisogna chiarire il punto della governance democratica dell'Unione. Una governance solamente tecnica, che non risponde a nessuno del suo operato, non sarebbe accettata dai cittadini. Quindi il problema fondamentale è quello della democratizzazione delle istituzioni europee. Al tempo stesso abbiamo un problema strutturale, con le dinamiche della crisi. Dinamiche come quelle relative ai tassi di interesse sul credito, enormemente diversi fra paese e paese, che sembrano meramente tecniche, ma sono anche politiche."
Il messaggio di Gonzalez, dunque, è chiaro: "Io credo nell'economia di mercato, ma i cittadini non sono merci. Io sono anche un sostenitore dell'austerità, ma l'austerità che porta alla morte del malato rappresenta un'assurdità. Chi non cresce non paga, è impossibile che paghi. L'Europa deve avviare un nuovo ciclo di crescita e di modernizzazione. Ci sono degli Stati che possono guidare questa crescita. Non voglio rassegnarmi ad una Europa marginalizzata."
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