Fati Engineering trova casa in Polo Meccatronica. La startup innovativa, nata a Padova come società di consulenza legata alla storica azienda produttiva Fati Group, ha scelto di trasferirsi nell’hub 4.0 di Trentino Sviluppo a Rovereto per essere ancora più vicina ai propri clienti. Molti di loro, tra cui Dana, hanno infatti sede all’interno dell’incubatore di via Zeni.
Il gruppo di lavoro della startup si compone di 12 ingegneri con un’età media tra i 30 e i 32 anni e background di studi differenti, dalla meccanica all’aerospaziale passando per la chimica industriale. L’azienda si occupa di progettare soluzioni personalizzate nell’ambito dell’automotive e sportcar, dei motocicli, degli elettrodomestici, degli impianti di riscaldamento e raffrescamento, dell’automazione industriale e delle trasmissioni, con una particolare attenzione alla transizione green.
L’amministratore delegato Federico Segalina spiega: «Il nostro obiettivo primario è la sostenibilità declinata in tutte e tre le proprie connotazioni: ambientale, cioè l’impiego di materiali ecologici trasformati mediante processi a minori emissioni; economica, intesa come la riduzione dei costi e sociale, ovvero sviluppare l’automazione per ridurre i lavori ripetitivi. A tal fine, ci occupiamo per esempio della riduzione della presenza di carbonio nei sistemi meccanici o della riduzione dei pesi attraverso l’impiego di polimeri o altri materiali innovativi e intelligenti ancora poco esplorati nei mercati di riferimento».
«Proprio in questa direzione – gli fa eco il collega ingegnere aerospaziale Stefano Sbarai – vanno le ultime commesse che abbiamo portato a termine per una casa automobilistica di lusso per cui abbiamo creato un sistema di powertrain ibrido e barre anti torsione per il racing sportivo con materiali ad altissime prestazioni meccaniche, tipiche del settore aeronautico».
I progetti vengono portati avanti in stretta collaborazione con l’Università di Padova, il Politecnico di Milano, il DTU – Università tecnica della Danimarca di Copenhagen e l’Istituto Superiore di Ricerca Educativa di Venezia. «Ora – conclude Segalina – ci piacerebbe aprire un dialogo anche con l’Università di Trento per inserire nel gruppo di lavoro nuove figure, in particolare progettisti, e portare a Rovereto parte della produzione di prototipi. A tal fine, abbiamo già preso contatti anche con l’Istituto Tecnico Tecnologico Marconi di Rovereto per avviare dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e di formazione specifica per i loro studenti e neodiplomati». (m.d.c.)
Immagini ed interviste a cura dell’Ufficio stampa
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