Sabato, 31 Maggio 2014 - 02:00 Comunicato 1308

EUROPA, UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE PER SFIDARE GLI EUROSCETTICI

Ad una settimana dalle elezioni europee, che ha restituito il Parlamento più euroscettico dal 1979, il Festival dell'Economia di Trento prova ad offrire spunti e indicare delle prospettive di rilancio di un'Unione continentale che mai come oggi avverte il peso del cambiamento globale. Su un aspetto, un politico - lo spagnolo, nonché accademico, Josep Borrell Fontelles - e due docenti con salde relazioni internazionali - Sergio Fabbrini professore di Scienza politica dell'Università Luiss di Roma e Marc Lazar Professore di Storia Politica e Sociologia a Sciences Po (Parigi) – concordano: l'Europa non può fare a meno dell'Europa. Affermazione scontata ma che richiede risposte concrete ed immediate. E soprattutto, una nuova classa dirigente, capace di interpretare le istanze di un Continente che rischia la deriva economica e politica, nonché di rispondere, riformando la burocrazia e la politica, al fronte sempre più compatto e numeroso degli euroscettici.-

L'analisi più dura arriva da Sergio Fabbrini secondo il quale l'Europa rischia una doppia spaccatura: tra Nord e Sud, con Inghilterra e Danimarca molto lontane dall'idea di un'Europa comune, rispetto ad una Grecia e Spagna alle prese con una crisi economica che rischia di far crescere il fronte degli scontenti, e verso Est, dove il voto europeo ha registrato una partecipazione al di sotto del 20 per cento. "E' chiaro – ha aggiunto a riguardo Fabbrini – che i Paesi dell'Est sono interessati solo ad un mercato europeo, di libero scambio di merci e manodopera, e non certo avvertono il bisogno di un'unione politica, lontana dalla loro cultura".
A rendere più critica la situazione c'è una Francia in crisi, che sembra aver perso quella leadership politica su cui per decenni ha retto l'asse tra Berlino (forza economica) e Parigi (forza politica). "Non possiamo pensare ad un'Europa senza la Francia", ha ribadito Fabbrini, facendo riferimento al successo straordinario del Fronte Nazionale di Le Pen.
E allora come uscirne, se non con una nuova classe dirigente. E su questo sembrano concordare, seppure con sfumature diverse, tutti e tre i relatori. Josep Borrell Fontelles, forte anche del suo ruolo ricoperto dentro il parlamento europeo, evidenzia i limiti di una classe dirigente europea, ancora troppo ancorata agli schemi nazionali ("riflessi in ambito europeo") e ancora incapace di ragionare con una visione sovrannazionale, europea.
Dal dibattito esce dunque il profilo della futura classe dirigente (politica) europea: una classe politica che non potrà più permettersi scandali e sprechi ("I partiti non possono sprecare milioni di euro e chiedere sacrifici alla gente", Lazar), con una formazione forte e dotata di lungimiranza ("Basta con funzionari e responsabili di partito privi di rispetto da parte degli elettori", Borrel) e capace di pensare in grande ("Dovranno risolvere due ordini di problemi, la disuguaglianza politica e geografica", Fabbrini). Sarà l'agenda politica dei prossimi mesi a confermare la volontà europea di cambiare rotta verso un'unione vera, non solo basata su criteri e rigidità economiche e finanziarie. -