Sabato, 24 Maggio 2025 - 13:34 Comunicato 1353

Colonizzatori di dati: la centralità dell'uomo in un mondo tecnologico

L'importanza dei dati e della loro protezione, per impedire che questi "beni fragili" finiscano nelle mani di chi può utilizzarli in modo sbagliato e dannoso, creando un vero e proprio mercato. Come fare? Ne hanno discusso, in questa terza giornata del ventesimo Festival dell'Economia di Trento, Alberto Barachini (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega a Informazione ed Editoria), Silvia Castagna (analista sociale esperta in comunicazione e innovazione e componente della Commissione intelligenza artificiale per l’Informazione nella Presidenza del Consiglio dei Ministri), Jannis Kallinikos (docente all'Università Luiss Guido Carli) e Marco Trombetti (co-Founder e CEO di Translated), moderati dal vicedirettore de La Verità, Claudio Antonelli.
Colonizzatori di dati Nella foto: Claudio Antonelli, Alberto Barachini, Silvia Castagna, Marco Trombetti, Jannis Kallinikos [ Sara Maria Perego - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Esiste un'egemonia del dato? Il dibattito si è aperto con la riflessione di Barachini: "Ormai viviamo in una democrazia digitale che deve tenere presente norme parallele a quelle che hanno sempre scandito le nostre vite. L’informazione e la notizia sono beni fragili che possono produrre un effetto sulla coscienza critica. Ecco perché bisogna stabilire dei limiti etici e normativi per evitare che dati sensibili, capaci di influenzarla, diventino proprietà di chi può farne un utilizzo non corretto. Se è vero che non abbiamo visto arrivare la colonizzazione del dato ed alcuni suoi 'nemici', da ora in poi sarà compito nostro cambiare alcune interazioni a nostro vantaggio".
E rispetto proprio al loro utilizzo, Castagna ha evidenziato come oggi ci sia un vero e proprio 'mercato dei dati': "Un mercato che è anche e soprattutto concorrenziale. E il meccanismo in corso, ormai da quarant'anni, non è più solo quello di registrare i dati in modo archivistico, ma l'obiettivo è di produrre dati che potremmo definire 'cognitivi'. Perchè? Per creare una serie di bisogni nella popolazione: di lettura, di cultura, di informazione. Dinamiche che aumentano la dipendenza tecnologica ed anche, come effetto, la spesa su determinati servizi e settori".
Tuttavia, per Trombetti il dibattito sui dati sta diventando irrilevante sotto diversi punti di vista: "Per vent'anni ognuno di noi ha caricato dati di dominio pubblico su internet per ottenere un riscontro, un guadagno. Oggi questa cosa non esiste più perché con l'intelligenza artificiale si prendono tutti questi dati senza vantaggi per nessuno. Dobbiamo capire che oggi i vecchi dati non servono più, perché non è con quelli che addestriamo le macchine: la prima fase dell'intelligenza artificiale è finita. Ora quest'ultima impara con interazioni, robotica e sensori e questa sarà la fase più importante".
Al centro di tutto, comunque, dovrà ancora esserci l'interazione, tanto fisica quanto virtuale: "Non esistono dati senza interazione - ha concluso Kallinikos. - Dobbiamo però capire da dove arrivano i dati. Pensiamo ai social network: hanno rivoluzionato proprio le interazioni sociali, così come lo hanno fatto le piattaforme commerciali e industriali che si sono evolute con la produzione di servizi e non più solo di materiali. Per il futuro, ci sarà bisogno di aziende in grado di gestire la de-centralizzazione dei dati".



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