
"L'Europa deve cambiare, uscire dal Medioevo che lei stessa si è creata e ragionare sul fatto che, ancora oggi, sta producendo leggi demenziali". Ha iniziato con una critica diretta il presidente Tremonti, che ha ribadito inoltre come già vent'anni fa il Vecchio continente si trovasse davanti ad un rischio fatale, ovvero il tema che scandisce anche queste giornate del Festival. "Il cambiamento nell'Europa è necessario - ha aggiunto, - anche perchè ci sono questioni sulle quali non si potrà mai essere d'accordo. Con 27 Paesi il concetto dell'unanimità, in Europa, non ha senso. Su quali fronti? Quello della difesa, per esempio. E poi sull'allargamento, rispetto al quale l'Europa in questi anni ha fatto politiche graduali e paternalistiche. Se consideriamo che ci stiamo allargando verso est e, di contro, la Russia lo sta facendo verso ovest, credo che a prescindere dalle forme con cui si concluderà il conflitto ci sarà bisogno di nuovi equilibri. Sicuramente il processo in atto è molto complicato. Ma guardando al futuro, ho fiducia nelle prospettive di un'Europa di cui non possiamo fare a meno: come detto però, deve cambiare".
Segnali di cambiamento anche quelli presi in considerazione da Caltagirone: "Essere o divenire? Tutto diviene, normalmente perchè c'è un'evoluzione che, in molti casi, ritraccia dei percorsi in modo correttivo. Certo è che, in questo momento, gli Stati Uniti sono diventati ormai il leader dell'Occidente. Chi potrebbe sostituirli? L'unico modo per insidiarli sarebbe l'Europa unita, ma si tratta di una prospettiva molto lontana per il momento. Tuttavia, senza unità non potremo mai sederci alla pari ad un tavolo con Cina e Stati Uniti. Oggi possiamo farlo dal punto di vista commerciale, ma senza unità non possiamo essere un vero soggetto politico".
Parlando di cambiamento, si guarda anche a ciò che sta succedendo non solo con i conflitti più distanti dalla nostra realtà, ma anche ai nostri vicini di casa. "Il riarmo della Germania? Lo possono fare, certamente, anche in tempi molto più rapidi di ciò che pensiamo. Hanno i soldi e la tecnologia e potrebbero diventare grandi esportatori, a vantaggio della loro economia interna".