Questo pittogramma, che rappresenta un pastore con il suo bastone, si trova tra le 939 scritte della parete chiamata Corosso dei nomi, in Valaverta, e risale al 1790. Questa particolare espressione della pastorizia in val di Fiemme è stata indagata dallo stesso Giuseppe Šebesta, fondatore del Museo che, sull’argomento, allestì due vetrine nella sezione dedicata alle fibre tessili.
Queste le parole di Šebesta a proposito del suo progetto museale: “La storia degli usi e costumi dei raggruppamenti umani, più o meno vasti, ha interessato pochissimi appassionati. Solo in quelle aree dove sono esplose eccezionali espressioni folcloriche, studiosi illuminati hanno cercato di salvare le testimonianze affidandole a pochi musei europei, peraltro interessati in maggior parte all’etnografia esotica. Ogni nazione riuscì a strutturare così due o tre musei concentrandoli nei centri lontani dall’ambiente naturale dove tradizioni e modi diversi di vivere si erano mantenuti intatti. Il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina impernia la sua ragione di essere riportando alla conoscenza tutto ciò che si è manifestato in un’area geografica ben definita ed escludendo dalla stessa, fatte salve alcune necessità di carattere comparativo, le espressioni di raggruppamenti umani finitimi. Esso rompe decisamente la tradizionale presentazione museistica di oggetti, nuda e semplice, senza un inserimento nella realtà tecnologica dell’esperienza umana, cercando di allacciare con il visitatore un linguaggio continuo in cui esista per ogni tema l’inizio di un’esperienza e la logica continuazione.”