Domenica, 27 Novembre 2016 Comunicato 2531

Il presidente della provincia stamani al convegno degli ex sindaci sul futuro dello statuto
Autonomia, il cammino di un popolo che si identifica nell'autogoverno

Quello dell'Autonomia è un percorso continuo, fatto di tappe sì, ma soprattutto di lavoro quotidiano che deve sostanziarsi giorno dopo giorno della partecipazione dei cittadini.
Il presidente della Provincia autonoma di Trento ci ha tenuto a rimarcare questa caratteristica "dinamica" della nostra "specialità" intervenendo stamani al convegno sul processo di riforma dello statuto organizzato dall'associazione e ex sindaci del Trentino. Con un auspicio: che la Consulta sappia accelerare proprio sul pedale della partecipazione popolare.

Sala gremita stamani nella sede dell'Associazione in vicolo Benassuti a Trento. Molti amministratori che nella loro esperienza annoverano non solo il ruolo di primo cittadino, ma anche di consigliere provinciale o presidente di Comunità di valle. Esperienze diverse, impostazioni diverse, ma stamani a prevalere era la grande attenzione rivolta a un'occasione che si è rivelata un utile check up, stante i molti, recenti passaggi che hanno arricchito il nostro quadro giuridico.
È stato lo stesso governatore del Trentino - ospite del dibattito seguito alla relazione del vicepresidente della Consulta, Jens Woelk - a ricordarli: dalla visita a Pieve Tesino del presidente della Repubblica e il successivo colloquio con Mattarella a Roma, all'istituzione della Consulta, dalla collaborazione sempre più stretta con Bolzano al ruolo dell'Euregio anche in un'ottica di rafforzamento dell'ancoraggio internazionale dell'Autonomia.
"La nostra Autonomia ha radici antichissime - ha esordito - e la sua versione più moderna, quella che la vede inserita nella Repubblica italiana conta già 70 anni ed un numero di gran lunga maggiore di atti e provvedimenti che l'hanno modellata, basti pensare alle ben 146 norme di attuazione emanate. Un primato che non ha eguali".
"Ma l'Autonomia non è solo un fatto giuridico - ha subito aggiunto il Governatore - ma un bene che è del popolo e che il popolo deve continuare a percepire come proprio patrimonio. Ecco perché auspico che la Consulta sappia accelerare il processo partecipativo, posto che c'è bisogno che i cittadini facciano sentire le loro voce sul futuro dello Statuto".
Partecipazione dunque, proprio come si sta cercando di fare da qualche tempo anche con la giornata dell'autonomia che - proprio come qualcuno ha suggerito oggi durante il convegno - non si limita ad un appuntamento per addetti ai lavori ma vuole essere sempre di più una festa del popolo trentino.
Partecipazione anche partendo dai più giovani. "Ecco perché nella legge che ha aggiornato la nostra già "buona" scuola - ha aggiunto il presidente - abbiamo voluto introdurre tra i principi generali lo studio dell'autonomia e delle nostre istituzioni".
E se finora alla buona salute del nostro assetto "speciale" hanno concorso assieme un impegno giuridico e la qualità delle relazioni e dei rapporti istituzionali, per il futuro occorrerà fare di più, coltivando l'idea dell'autogoverno anche con quelle regioni a statuto ordinario che, forti delle loro capacità, potrebbero richiedere già ora, con la costituzione vigente, in base all'articolo 116, maggiori competenze dallo Stato.
Nella consapevolezza che autogoverno significa soprattutto responsabilità, in un esercizio che mette continuamente alla prova.
Esattamente come il lavoro della Consulta farà risaltare.
"Non voglio dare suggerimenti o impostare contenuti predefiniti - ha precisato il governatore - ma su alcune piste di lavoro ripongo motivate aspettative. A partire dalla ricerca di un ancoraggio ancora più ampio (penso ovviamente all'Europa e dentro ad essa al ruolo della nostra Euregio). E poi il tema delle minoranze, della loro attualità e delle nuove istanze che sono emerse, per concludere con il necessario consolidamento dei risultati conquistati con le molte norme di attuazione e che ora vorremmo inseriti nella nostra carta costituzionale con la dignità che solo un approccio di tipo pattizio può garantire". (gp)

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