
L’evento è realizzato con la collaborazione e il sostegno di Trentino Marketing, Garda Trentino, MAG Museo Alto Garda, Riva del Garda Fierecongressi e On The Go. Il fitto programma prevede nel corso delle quattro giornate 26 interventi suddivisi in sei sessioni. Studiosi e specialisti di istituti di ricerca e università italiani e di altri paesi europei avranno modo di confrontarsi al fine di tracciare il quadro aggiornato delle attuali conoscenze in questo particolare settore della disciplina archeologica che vede la collaborazione di molte altre scienze, come l'antropologia, la genetica, la genomica e addirittura la linguistica. Nell’ambito del convegno è inoltre prevista la visita al sito palafitticolo di Fiavé, Patrimonio mondiale UNESCO, con il Museo delle Palafitte e il Parco Archeo Natura.
Il terzo millennio avanti Cristo corrisponde a parte di quella che viene comunemente chiamata l’età del Rame, un periodo di notevoli cambiamenti che hanno interessato anche il territorio trentino. Uno degli aspetti salienti più interessanti di questa fase è il tema che sarà affrontato nell’intervento di Franco Nicolis ed Elisabetta Mottes dell’Ufficio beni archeologici provinciale. Si tratta del cosiddetto "fenomeno del Bicchiere Campaniforme" (in inglese Bell Beaker). Con questa espressione si identificano le manifestazioni culturali relative alla presenza di un particolare tipo di vaso, dalla tipica forma di campana rovesciata e solitamente decorato con caratteristici motivi a fasce orizzontali. Nel corso del III millennio a.C. questo tipo di recipiente è largamente diffuso nei siti archeologici e nelle sepolture su buona parte del continente europeo, dal Portogallo alla Polonia, dalla Scozia alla Sicilia, arrivando persino alle coste dell'Africa Settentrionale.
Il fenomeno campaniforme e i meccanismi della sua grande diffusione rappresentano uno dei misteri più persistenti della preistoria europea. Numerose teorie sono state avanzate per dare una risposta plausibile a tale diffusione, da quella che ha considerato il popolo portatore del vaso campaniforme come una vera e propria realtà etnica, a quella che vi ha identificato invece piccoli gruppi itineranti dediti al commercio e depositari delle conoscenze legate alla metallurgia, alla teoria che ha visto nel vaso campaniforme un simbolo di ricchezza detenuto da un ristretto segmento della popolazione, oppure un elemento connesso ad attività rituali o infine un recipiente destinato a contenere particolari bevande fermentate (birra, idromele). Sembra indubbio, tuttavia, che il bicchiere campaniforme possedesse un alto valore simbolico e una grande forza di rappresentazione dello stato sociale. Ne è una esemplificazione il rinvenimento ad Amesbury, a pochi chilometri da Stonehenge in Inghilterra, di una sepoltura di un individuo adulto con un corredo funerario ricchissimo composto da più di cento oggetti. Tra questi figuravano cinque bicchieri campaniformi, due bracciali da arciere (un altro elemento tipico dell'armamentario campaniforme), numerose punte di freccia, tre pugnali in rame e due orecchini in oro. L'individuo sepolto è stato ribattezzato "The King of Stonehenge", il re di Stonehenge. Infatti, il massimo sviluppo del celeberrimo monumento megalitico, con l'erezione degli enormi monoliti, risale proprio alla fase campaniforme, tra il 2400 e il 2100 a.C.
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