E' il primo giorno di scuola... per tutti

L'inizio di un nuovo anno scolastico è sempre un periodo in cui ansia e attese, nuovi proponimenti e speranze s’intrecciano negli animi degli studenti e delle loro famiglie, degli insegnanti, dei dirigenti e di tutto il personale della scuola.

L'inizio di un nuovo anno scolastico è sempre un periodo in cui ansia e attese, nuovi proponimenti e speranze s’intrecciano negli animi degli studenti e delle loro famiglie, degli insegnanti, dei dirigenti e di tutto il personale della scuola.

L’apertura dell’anno scolastico 2014-2015 ha alimentato gli stessi sentimenti nel sottoscritto: è stato il primo giorno di scuola anche per me, nella mia nuova veste istituzionale di Assessore provinciale all’istruzione, un primo giorno carico di progetti e di aspettative che ho cercato di trasmettere soprattutto ai giovani studenti – dai piccoli delle scuole dell’infanzia ai grandi delle superiori e delle professionali – che ho avuto modo di incontrare in un giro di visite quanto mai preziose.

Negli occhi delle ragazze e dei ragazzi ho visto la gioia di rivedere gli amici e la curiosità di scoprirne di nuovi; ho intuito la voglia di tornare sui banchi dopo alcuni mesi di assenza, ma anche il timore delle difficoltà e del lavoro anche pesante che li attende nei mesi a venire.

A tutti loro ho consegnato un pressante invito a puntare decisamente in alto, a porsi obiettivi davvero di qualità, senza spaventarsi per le fatiche e per le distanze. Ho incontrato giovani che si svegliano tutte le mattine prima delle cinque per essere puntuali alle otto nella propria aula e questo sforzo da qui a inizi giugno 2015 si ripeterà tutti i giorni, cinque o anche sei volte la settimana, ma sono certo che sarà un impegno alla fine premiato dal raggiungimento del risultato prefissato.

Ognuno di noi ha, dentro, una forza che non sapevamo di possedere: è la forza che si concretizza in una frase che ogni giovane prima o poi si dice, nel silenzio della propria mente: “Dai che ce la faccio!” È vero: il futuro è nostro, il futuro è nelle nostre mani. Realizzarlo compiutamente o svenderlo dipende unicamente da noi!

A ben pensarci, quello che ho consegnato ai giovani studenti e ai loro insegnanti è un messaggio e un impegno che mi sento di estendere a tutta la comunità trentina. Anche per tutti noi è il primo giorno di scuola, con tutto il suo carico di problemi ma anche di prospettive, ansie e slanci che non devono tramortirci. Che sia un periodo difficile – e non solo per motivi di ordine economico – è sotto gli occhi di tutti: assistiamo a episodi di odio violento ed esacerbato; abbiamo perso il gusto del confronto dialettico che non scende mai ai livelli dell’insulto e invece ci lanciamo lancia in resta in battaglie spesso vane, eppur cariche di contenuti offensivi; abbiamo sempre più difficoltà a coltivare quella coesione che è il vero cemento, il vero carburante di una comunità seria e impegnata; percepiamo un progressivo anestetizzarsi della nostra facoltà intellettiva e ci adagiamo nei detti comuni che spesso nascondono paure più che speranze…

E allora faccio mio il messaggio che mi è stato questa volta affidato dalle ragazze e dai ragazzi dell’Alberghiero di Levico Terme, affidandomi una lettera che da quel giorno conservo nel mio ufficio quasi fosse una piccola bussola che indica la direzione da prendere. «Siamo ragazze e ragazzi in un’epoca impegnativa della propria vita – scrivono i giovani di Levico, – abbiamo tanta voglia di crescere e di ridare alla società tutto il bene che abbiamo ricevuto fino ad oggi, ma siamo anche pieni di dubbi, incertezze e paure per il futuro che non sempre riusciamo a vedere. Per questo abbiamo bisogno che tutto il mondo adulto ci stia vicino per sostenerci nelle fatiche e per dividere con noi gioie e dolori dei prossimi anni. Nella nostra scuola impariamo l’arte dell’ospitalità, che in fondo vuol dire far star bene chi arriva. Anche lei, caro Presidente, crediamo abbia lo stesso compito, perché ogni giorno, come noi facciamo un cucina mettendo assieme ingredienti diversi, si impegna a tenere unite le diversità per far sì che ne esca un prodotto di qualità per il bene di tutti i trentini…».

Il grembiule candido da cuoco dell’Alberghiero che mi è stato donato dalla giovane Silvia assieme alla lettera è il simbolo di quel che ogni trentino deve oggi fare per uscire dai labirinti delle crisi che ci attanagliano: rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro a testa bassa ma con gli occhi ben puntati verso l’alto; ritrovare il gusto dell’unità, dell’accoglienza e del confronto delle idee; accettare le ragioni degli altri perché possano essere accolte e ascoltate anche le nostre; essere orgogliosi di quel che fin qui è stato fatto e ingegnarsi a trovar nuove vie che diano risposte propositive, originali e innovative al ridimensionamento delle risorse, alla necessità di affinare la distribuzione dei servizi e la redistribuzione delle ricchezze, che non sempre hanno seguito criteri di giustizia e di omogeneità.

Insomma, quest’anno la Scuola non è cominciata solo nelle sedi istituzionali del sapere e dell’apprendimento, ma si è aperta anche nelle nostre famiglie, sui posti di un lavoro spesso precario e fragile, nei boschi del Trentino, negli ospedali, in Provincia… L’invito che ripeto a tutti e che rivolgo soprattutto a me stesso è ancora lo stesso: puntare a obiettivi alti, perché siamo sicuri che “ce la possiamo fare”!



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