Mercoledì, 04 Maggio 2016 - 11:42 Comunicato 844

Incontro ieri a Moena con i presidenti delle Province autonome Rossi e Kompatscher
La riforma dello Statuto di Autonomia e il futuro dei Ladini

La riforma dello Statuto di Autonomia può e deve essere un'occasione preziosa anche per valorizzare il ruolo delle le minoranze linguistiche, a partire da quella Ladina; questa la comune convinzione espressa ieri dai presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano Ugo Rossi e Arno Kompatscher, nell'incontro pubblico tenutosi a Moena, per iniziativa del gruppo consiliare della Ual-unione autonomista ladina, e introdotto dall'assessore regionale Giuseppe Detomas. Presenti nell'aula magna del polo scolastico, che ha ospitato l'evento, tutte le principali autorità della valle di Fassa, e anche molti cittadini. "In questo percorso - ha sottolineato Rossi - rientra anche la problematica della distribuzione geografico-amministrativa della minoranza Ladina, e di una sua futura rappresentanza politica in chiave maggiormente unitaria, al di la' degli attuali confini provinciali".

"L'identità si costruisce attorno ad elementi anche valoriali - ha ricordato Detomas in apertura di serata - e in questa fase mi pare che su questo non si rifletta abbastanza. Certo, mettere sotto i riflettori i nostri valori costitutivi può rappresentare un rischio, specie ora che l'Autonomia del Trentino Alto Adige viene vista con sospetto dagli altri territori, ma è un rischio da correre. Dobbiamo considerare innanzitutto i cambiamenti intervenuto in Europa dalla fine degli anni 80 ad oggi. Rispetto alla prima stagione autonomistica, prima la caduta del comunismo, poi il trattato di Schengen, hanno cambiato il valore dei confini e anche, di riflesso, la dialettica fra minoranze linguistiche e stati nazionali. Parimenti sono cambiati parametri e valori economici, come quello della nostra produzione idroelettrica, un tempo considerata strategica. Tutto questo impone delle riflessioni. Dobbiamo davvero pensare cosa tenere, quali sono gli elementi identitari che ancora ci contraddistinguono in maniera forte, qui, in un territorio a cavallo fra due province. Una cosa è certa: la questione ladina e' centrale nel contesto del dibattito sul nuovo Statuto, rappresentando un elemento di unione nel contesto regionale".

Anche per il presidente Rossi la questione delle minoranze assume oggi una particolare rilevanza. La riforma dello Statuto ha preso corpo in una fase di progressiva contrazione delle risorse pubbliche, determinata anche dai nuovi orientamenti dell'Unione europea in tema di debito pubblico. Contestualmente, le richieste che erano state avanzate negli ultimi anni dalle regioni riguardo ad un maggiore federalismo, e che si erano concretizzate nella riforma della Costituzione del 2001, sono approdate a risultati del tutto insoddisfacenti. "Da li in poi anche per la nostra Autonomia speciale e' iniziata una stagione difficile. Negli ultimi due anni di legislatura, noi e Bolzano abbiamo cercato quantomeno di definire il 'campo da gioco' sul piano giuridico-costituzionale, e di blindare le nostre capacità di spesa. Riguardo alla nuova riforma costituzionale che sta avanzando, che pure contiene elementi seducenti, in termini di risparmi, di lotta agli sprechi, in generale si sta andando in una direzione opposta rispetto al 2001. Ci sono però sgomento elementi che salvaguardiamo la nostra specialità. Abbiamo ottenuto innanzitutto, con una apposita clausola, di poter procedere nel cammino di riforma della nostra Autonomia previa intesa con lo Stato. Permane inoltre l'aggancio internazionale, esistente fin dalle origini, ovvero dall'accordo Degasperi-Gruber, che impedisce di ridurre le nostre competenze. Tuttavia anche questo non basta: ci vuole perciò un popolo che rivendichi l'Autonomia, come ai tempi dell'Asar. C'è infine un ultimo elemento che depone a favore della nostra Autonomia: il buongoverno, che ha impedito lo spopolamento della montagna a cui si è assistito altrove. Questo deve diventare un paradigma positivo anche per gli altri. Dobbiamo riuscire a fare in modo che la nostra esperienza di autogoverno dal basso venga percepita dalle altre regioni e poi dallo stato come un'opportunità". Recentemente una legge provinciale ha istituito in Trentino la Consulta, che ha il ruolo di coinvolgere la comunità trentina nella creazione di un comune sentire e di una visione futura dell'Autonomia, a partire dal quale i tecnici e poi la politica saranno chiamati a scrivere le nuove regole, in seno al Consiglio regionale. "Indietro non si torna - ha detto ancora Rossi - ma io penso che sia venuto il momento di impostare un rapporto ancora più adulto fra le due Province. Ci sono temi, problemi e opportunità che possiamo immaginare di gestire assieme. La questione ladina è uno di essi. L'Autonomia del futuro dovra' essere un'Autonomia responsabile, duratura, e quindi non transitoria, pienamente operativa, al riparo cioè dall'invadenza della Corte costituzionale, ed ancora, un'Autonomia solidale e dialogante, anche in una proiezione europea e transfrontaliera".

Kompatscher ha ricordato come in origine l'Accordo Degasperi-Gruber mettesse al centro la minoranza tedesca "dimenticando" quella ladina. Esso conteneva però un elemento importante: legava cioè la tutela dell'identità alle concrete opportunità di sviluppo che l'Autonomia offriva alle popolazioni interessate. "Nel tempo si è assistito ad un continuo allargamento delle competenze autonomistiche, anche dopo il rilascio, da parte dell'Austria, della quietanza liberatoria, nel 92. All'epoca c'era chi in Alto Adige pensava che dopo quel passaggio l'Autonomia avrebbe perso la sua dinamicità,sarebbe diventata statica. Invece cio' non è avvenuto. Contestualmente, in Italia si è cercato di dar forma ad una riforma federalista, ma il tentativo è naufragato. Gli scandali che hanno coinvolto alcune regioni e la crescita della spesa pubblica hanno fatto il resto. Oggi c'è una maggioranza in Italia che sostiene che il federalismo non ha futuro in uno stato moderno. Ma allora paesi come Germania e Austria sarebbero falliti da un pezzo. Così, quando Renzi ha presentato il primo disegno di riforma costituzionale, in senso prettamente centralista, le regioni non si sono quasi opposte. Noi per fortuna abbiamo ottenuto questa clausola di salvaguardia che rende il 'campo da gioco' praticabile. Quindi io vedo la situazione attuale anche come un'opportunità".
Per Kompatscher ci sono oggi temi che possono essere affrontati in maniera unitaria ed in un contesto regionale ed altri che competono peculiarmente alle realtà provinciali, in Alto Adige ad esempio la proporzionale o l'insegnamento scolastico nelle due lingue. "All'epoca c'era il timore, espresso anche da Alexander Langer, che questi strumenti portassero alla creazione di 'gabbie etniche' - ha detto - ma per fortuna non è stato così, questi anzi si sono rivelati fattori di garanzia per tutti. Oggi ad esempio la proporzionale è vista con favore in primo luogo dal gruppo linguistico italiano".

Anche Kompatscher si è soffermato infine sul ruolo della Regione, in quanto piattaforma che consente alle due Province autonome, unite dalle medesime aspirazioni, di costruire percorsi comuni, "uscendo dall'angolo della mera difesa dell'Autonomia, in chiave propositiva ed espansiva". 

all.: interviste ai presidenti Rossi e Kompatscher

(mp)


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